“Ho resistito perché sono stata amata” In ricordo di Liliana Segre
Infra memoriaChe cosa hanno in comune stupri, violenze, carovane di migranti, barconi affollati e politiche estremiste con Liliana Segre, “anziana nonna”, come lei stessa si definisce, nominata il 19 gennaio 2018 senatrice a vita?
Che cosa hanno in comune, se non l’insostenibile peso dell’esser stati ed esser tuttora vittime di un mondo non più in grado di generare amore?
Portano addosso i segni dell’odio che ha graffiato il mondo, sul quale resteranno le cicatrici se il bene non si affretta a rispondere.
L’Italia ha risposto, il 19 gennaio 2018, e risponderà ancora.
Liliana Segre non è soltanto senatrice a vita, è un fuoco che riscalda gli animi gelidi di coloro che hanno dimenticato l’arte di amare, è la luce che rischiara le tenebre di chi, inghiottito dall’ignoranza, rischia di lasciarsi andare in una dimensione non più attenta all’altro, dove l’altro non è un amico a cui tendere la mano, ma un nemico da tenere lontano, anche con la forza se necessario.
Il mondo sembra correre nel verso opposto ed è per questo che la voce di una donna che ha vissuto l’odio e l’intolleranza in ogni possibile declinazione rappresenta un vigile allarme, una fonte di straordinaria ricchezza, per non correre il rischio di affogare negli stessi drammi del passato.
Perché ogni parola, ogni singolo gesto assume un valore diverso se visto dagli occhi di chi ha sopportato tanto, di chi ha provato sulla propria pelle le conseguenze di scelte dettate dall’odio.
Il 19 gennaio 2018 si sono aperte le porte del Senato ad una donna scartata, gettata via dalla società per la sola colpa di essere nata.
La mia speranza è che questo mondo possa un giorno svegliarsi, riappropriarsi della sua bellezza e finalmente spalancare le sue porte alla vita, quella vera.
Marika Mancaniello